02.02.2011. – Il CNF: troppi avvocati? La palla è in mano al governo –
È in mano al governo palla per sfoltire l’eccessivo numero di avvocati in Italia. E in particolare al parlamento, che ha sul tavolo ormai da più di un anno la riforma dell’avvocatura, unica via per limitare l’accesso da un lato (reintroducendo però i paletti proposti dalla categoria prima che il Senato li azzerasse) e rafforzare i controlli sui professionisti iscritti all’albo che non esercitano in modo continuativo dall’altro. Questa la risposta del Consiglio nazionale forense all’allarme lanciato dal primo presidente della Corte di cassazione, Ernesto Lupo, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario di venerdì scorso (si veda ItaliaOggi del 29 gennaio). Un allarme che l’avvocatura ripete ormai da tempo. Alla base di tutte le proteste della categoria nei confronti dell’immobilismo della politica, infatti, c’è proprio la necessità di abbattere il numero di iscritti all’ordine forense, che oggi ha toccato quota 230 mila. Le soluzioni, a parere del Consiglio nazionale forense e delle associazioni di categoria, sono contenute proprio nella riforma dell’ordinamento professionale, e in particolare nel testo proposto al parlamento dall’avvocatura: dove, per quanto riguarda l’accesso si prevedevano una serie di «ostacoli» ai futuri avvocati (tra cui una prova informatica preselettiva). Mentre per risolvere il problema dell’eccessivo numero di avvocati che, secondo Lupo, intasa il sistema giustizia, la riforma, anche nel testo emendato dal senato, prevede maggiori controlli sull’esercizio effettivo e continuativo della professione forense da parte degli iscritti all’albo. Il Consiglio dell’ordine è infatti chiamato, ogni tre anni, a compiere le verifiche necessarie, controllando anche lo stato previdenziale del professionista ed eseguendo la revisione degli albi, degli elenchi e dei registri per accertare se permangano i requisiti per l’iscrizione. Anche per risolvere la problematica sollevata da Lupo, Alpa, nel suo intervento durante la cerimonia ha sottolineato quanto sarebbe deleterio «il ritardo nell’approvazione della riforma forense, attualmente assegnata alla commissione Giustizia della camera che ne ha appena iniziato l’esame». «L’impegno dell’avvocatura», ha detto il presidente del Cnf, «resta più che mai quello di garantire il rispetto dei valori costituzionali, di assicurare il pieno soddisfacimento dei principi fondanti la nostra democrazia e di sollecitare le istituzioni perché siano migliorate le condizioni di vita morale, materiale e intellettuale dei cittadini anche attraverso la risoluzione dei problemi dell’avvocatura». In ultima analisi, Alpa ha toccato il tasto della mediazione, rilevando come «l’attuale disciplina non preveda l’assistenza legale obbligatoria, forme di sostegno per la conciliazione gratuita, non si preoccupi degli aggravi finanziari sugli ordini e non esiga requisiti rigorosi per l’acquisizione del titolo di conciliatore».
Gabriele Ventura Fonte: Italia Oggi |