Badanti, guerra ai pullmini che fanno Italia-Ucraina – multe fino a 4.130 euro o il sequestro del mezzo – Giudice di Pace di Udine annulla multa –

È la “guerra” dei pulmini ucraini. Ogni settimana oltre 500 furgoncini privati (sotto le 3,5 tonnellate) fanno la spola con l’Italia, trasportando a basso costo vestiti, alimenti, regali e lettere spedite dalle badanti alle loro famiglie in patria. Da qualche tempo, però, la polizia italiana ha cominciato la sua battaglia: i pulmini ucraini vengono fermati, multati di 4.130 euro e (in caso di mancato pagamento da parte dell’autista) sequestrati. Sarebbero già più di 200 i furgoni finora sanzionati. Il motivo? Non hanno la licenza al trasporto. Ma sul caso scoppia la contesa tra associazioni ucraine e polizie municipali: le prime sostengono che il settore è liberalizzato, le seconde si rifanno alle riserve inserite dall’Italia in un accordo bilaterale con l’Ucraina. E intanto qualche giudice di pace (come quello di Udine, nel marzo 2013) comincia a dare ragione agli ucraini e ad annullare le multe.

 

La “guerra” dei pulmini. A sollevare il caso è Oleksandr Horodetskyy, presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia, con una lettera del 20 maggio al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi: “Onorevole ministro, attualmente in Italia vivono e lavorano legalmente circa 250mila cittadini ucraini. La nostra comunità è molto laboriosa e vi sono rarissimi fatti di cronaca che ci riguardano. Da quasi 20 anni, esiste il fenomeno dei  “pulmini ucraini”, ovvero privati ucraini che con i pulmini leggeri, inferiori 35 quintali e immatricolati in Ucraina, svolgono un servizio capillare di collegamento. Questi privati offrono viaggi economici da e per l’Ucraina e portano a basso costo i pacchi con i generi alimentari e i vestiti delle mamme ucraine ai loro figli”.

 

Liberalizzati in tutta Europa, qui no. “Senza questo servizio – prosegue la lettera al ministro Lupi –  la vita delle famiglie divise ucraine sarebbe molto più difficile se non impossibile. Ma da due/tre anni la polizia italiana ha cominciato la sua ‘guerra’. Nonostante i pulmini leggeri siano liberalizzati in tutta Europa, gli autisti ucraini vengono fermati e multati con sanzioni pesantissime, in base all’articolo 46 legge 298/74, come autotrasportatori abusivi. Sembra che alla base di queste azioni di polizia – si legge ancora nel messaggio – ci sia una ‘riserva’ che l’Italia ha posto alla normativa europea, riguardante la liberalizzazione dei pulmini leggeri. Il problema diventa assurdo perché le autorità italiane chiedono ai vettori le licenze CEMT, che invece in Ucraina non si rilasciano ai veicoli inferiori alle 10 tonnellate”. 

 

Gli italiani: “Concorrenza sleale”. Insomma, da una parte ci sono i proprietari dei pulmini coi loro interessi, dall’altra le forze di polizia italiane e il ministero delle Infrastrutture: quest’ultimo, rispondendo ad un quesito della polizia municipale di Padova, nel maggio 2011 ha ribadito che il trasporto pacchi di vettori extracomunitari in regime privatistico non è liberalizzato, ma richiede apposita licenza. In mezzo restano gli “ucraini d’Italia” che rischiano di vedere tagliato il cordone ombelicale con chi è rimasto a casa. Non è tutto. Attori di questa “guerra” sono pure alcune piccole aziende italiane di trasporto che accusano i pulmini ucraini di concorrenze sleale, perché non rispetterebbero nessuna regola. Ci sono, infine, i giudici di pace, come quello di Udine che nel marzo 2013 ha annullato una multa della polizia italiana.

 

Gli ucraini: “Pronti ad autotassarci”. “Fra l’altro – sostiene Horodetskyy – i vettori con le targhe romene, polacche o bulgare che svolgono lo stesso servizio per le loro comunità non sono considerati ‘abusivi’ dalla polizia, in quanto comunitari. Allora, visto che il problema riguarda più di 500 vettori ucraini, proponiamo una convenzione fra ministero e associazione che, da una parte permetta agli autisti ucraini di lavorare legalmente e dall’altra assicuri alle casse dello Stato italiano più di un milione di euro di entrate dirette l’anno. In sintesi, il ministero liberalizza l’attività e l’associazione si impegna ad ‘autotassarsi’ e versare alle casse dello Stato 200 euro al mese per ogni vettore, che moltiplicato per 450-500 autisti che hanno espresso la loro volontà di aderire all’associazione farebbe un contributo sostanzioso di più di un milione di euro l’anno. Inoltre, nella domanda di adesione ogni associato si obbligherà a osservare severamente la normativa vigente in materia di contrabbando e lotta alla criminalità organizzata, pena espulsione dall’associazione”.

Fonte: repubblica.it

Potrebbero interessarti anche...