Giudici di pace: intervenire sul Ddl riforma per garantire indipendenza
“Occorre apportare modifiche significative al testo approvato in Senato che presenta, sicuramente, aspetti importanti e condivisibili, come l’aumento delle competenze penali e civili del Giudice di Pace e la sostanziale stabilizzazione dei magistrati onorari in servizio, ma è offuscato da troppe lacune che compromettono l’indipendenza e la professionalità del giudice”. Lo ha dichiarato il Segretario Generale dell’Unione Nazionale Giudici di Pace Alberto Rossi in merito all’avvio, giovedì 24 marzo, in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati (relatore l’On. Giuseppe Guerini del PD) dell’esame del disegno di legge di riforma della magistratura onoraria del giudice di pace.
“A fronte di una così incisiva valorizzazione della magistratura onoraria e di pace, che tratterà non meno del 70% dei processi penali e civili, devono corrispondere norme che garantiscano la terzietà del magistrato, il quale deve essere posto in grado di lavorare serenamente e senza interferenze esterne. È inaccettabile, ad esempio, che si possa subordinare la conferma degli incarichi quadriennali dei magistrati onorari al parere dell’Avvocatura; così si viene solo a creare una pericolosa commistione fra due attività professionali per loro natura separate” precisa il Segretario Rossi, “così come è impensabile che ad un magistrato possa essere affidato il delicatissimo compito di mandare avanti il servizio Giustizia in Italia sostanzialmente a titolo di volontariato, senza tutele previdenziali ed assistenziali, con compensi meramente simbolici che minano gravemente l’indipendenza e professionalità della funzione”.
“Siamo fiduciosi nel senso di responsabilità della classe politica” conclude il Presidente dell’Unione Mariaflora Di Giovanni. “Il processo di riforma è appena iniziato ed ora bisogna avere il coraggio di portarlo a compimento creando una categoria di magistrati onorari e giudici di pace davvero professionale, imparziale, motivata, con tutele ordinamentali, economiche e previdenziali piene, che possa dare una svolta alla Giustizia nel nostro Paese, abbattendo l’arretrato accumulato presso i tribunali che tanti danni causa alle casse dello Stato, con i risarcimenti dovuti per la legge Pinto, ed all’economia del Paese, con un’incidenza negativa che arriva addirittura a toccare l’1% del P.I.L., ossia circa venti miliardi di euro l’anno che l’Italia perde per l’inefficienza della Giustizia”.
Fonte: guida al diritto