30.04.08 – Il presidente della Corte d’Appello: «Il Giudice di pace così rischia collasso»

– Il presidente della Corte d’Appello:  «Il Giudice di pace così rischia collasso»

ROMA (30 aprile) – «La situazione del Giudice di Pace di Roma è non solo drammatica, ma destinata a peggiorare. Senza interventi adeguati, si rischia seriamente il “collasso”». Giorgio Santacroce, presidente della Corte d’Appello di Roma, centinaia di processi alle spalle, non è certo uno di quei dirigenti dello Stato che si fanno impressionare dal primo refolo di vento.

Ma quando il caos raggiunge i livelli toccati in via Teulada, anche il magistrato che ha scritto in Cassazione le sentenze sul giallo di Ustica e su quello di Cogne si rende conto che bisogna fare qualcosa prima dell’eruzione del vulcano. «È alle porte ricorda Santacroce una riforma che aumenterà ulteriormente i carichi di lavoro del Giudice di Pace. Bisogna assolutamente rimpolpare il personale amministrativo. Già oggi l’ufficio non riesce a fronteggiare l’esistente, figuriamoci domani».

L’allarme rosso, per una volta, non arriva né da cittadini “piagnoni”, né dagli avvocati, né dai titolari delle agenzie: cioè da tutti i “disperati” che ogni giorno in via Teulada 28-40 affrontano file da assalto ai forni per fare semplicemente il loro lavoro: iscrivere una causa a ruolo o chiedere copia di una sentenza. Il presidente della Corte d’Appello potrebbe limitarsi a vigilare sugli incarichi dei giudici di pace, perché questo è, formalmente, uno dei suoi compiti istituzionali. Ma ha preso a cuore la vicenda e le ha dedicato pagine e pagine nella recente “Relazione sull’amministrazione della Giustizia nel distretto di Roma”.

Un documento in mano a tutti quelli che contano.Dal Ministro della Giustizia allo stesso Governo. «Il disegno Alfano scriveva a gennaio l’alto magistrato prevede il raddoppio delle competenze per valore nelle cause relative a beni mobili… Un ulteriore carico che non può non impensierire chi ha sotto gli occhi la realtà in cui i giudici sono costretti a operare. Con un organico deficitario (dovrebbero essere 385, sono 251, ndr) e un personale di cancelleria numericamente inadeguato… Non meno vistosa è la carenza di personale amministrativo in via Teulada… Ogni cancelliere assiste in pratica tredici giudici che celebrano tre udienze a settimana con almeno trenta procedimento sul ruolo».

Numeri che dicono tutto. Numeri pervenuti ai “piani alti” dell’amministrazione dello Stato senza che per ora sia cambiato nulla. Santacroce ha scritto più volte al Ministero di Grazia e Giustizia. Per la precisione al capo del Dipartimento per l’Organizzazione Giudiziaria e al capo di gabinetto di Angelino Alfano. «È motivo di grave preoccupazione ha ricordato il magistrato la situazione del Giudice di Pace civile di Roma. Bisogna studiare un sistema informatizzato di iscrizione a ruolo delle cause per alleggerire la inaccettabile pressione agli sportelli».

La questione è talmente complicata che il caso del Giudice di Pace è arrivato, senza che se ne sia saputo nulla, perfino a Palazzo Chigi. Il Presidente della Corte d’Appello, il Presidente del Tribunale di Roma e il capo della Procura della Repubblica le tre cariche più alte della Giustizia romana hanno incontrato poche settimane fa Gianni Letta nella sede del Governo. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha promesso il suo interessamento. Ma in via Teulada le scene da Terzo Mondo, con la gente accalcata per ore, i cittadini furibondi, gli avvocati indignati, si ripetono senza sosta. «Tutti ormai sanno tutto conclude Santacroce Bisogna intervenire. Se non si fa qualcosa, si va dritti alla paralisi».

Fonte: il messaggero.it

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