29.04.09.0- Giudice di Pace di Roma – avvocati contro i “ras” delle file –

ROMA – «Ora basta: la situazione è degenerata». Gli avvocati che gravitano sul Giudice di Pace, dopo aver «tanto subito», sparano a zero contro il sottobosco umano e professionale che gestisce le file per la presentazione dei ricorsi e per il ritiro delle sentenze all’esterno degli uffici di via Teulada 28-40.  
I legali parlano di misteriose «persone che organizzano l’accesso in virtù di oscuri poteri», di «code virtuali di 40-50 persone alle cinque del mattino sebbene non ci sia anima viva», di «agenzie che sostanzialmente decidono loro chi c’è, chi non c’è e cosa può fare».
Un meccanismo di prevaricazioni più volte denunciato dai cittadini che ora vede anche i professionisti sul piede di guerra. «Il ministero della Giustizia ponga rimedio a una situazione degradante scrivono e la classe forense smetta di tollerare l’intollerabile».
 Che in via Teulada si fosse ormai varcato ogni limite, non era un mistero. Da mesi cittadini impotenti denunciano, inascolati, le “angherie” subite all’esterno dell’ufficio, dove si formano le code per l’inoltro delle pratiche.
Nulla di tutto questo accadrebbe se gli sportelli avesse personale a sufficienza. Ma il Giudice di Pace, a corto di impiegati, non può accettare più un certo numero di pratiche ogni giorno. La carenza produce file “bibliche” e sulle file è nata una speculazione, ai limiti del “racket”, fatta di sopraffazioni, di arroganza, di agenzie e di “galoppini” pigliatutto che escludono i comuni mortali. I quali, alla fine, si rassegnano a pagare (almeno 25 euro) per fare ciò che non hanno potuto fare da soli. 
 
Ma ora i legali, tra cui tanti giovani, sembrano intenzionati a guidare la riscossa.
In tre hanno scritto a nome di tutti al Ministero della Giustizia (Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria) e al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Si chiamano Tiziana Annichiarico, Michele Casimiro e Riccardo Sorrentino.
Non sono ancora “principi” del Foro, ma la grinta è quella. «Da ultimo scrivono la situazione è degenerata divenendo vergognosa. Allo stato attuale, chiunque voglia accedere ai servizi deve sottostare a un sistema ideato e imposto non si sa bene da chi».
 I tre avvocati descrivono meravigliosamente bene quello che accade: «La fila per entrare al mattino aggiungono nella lettera inizia dalle 22 della sera prima. Non si conoscono i soggetti che la gestiscono né in virtù di quale oscuro potere avvenga la gestione. Fatto sta che sebbene si arrivi in via Teulada alle 5 del mattino, ci si sente dire da tali personaggi che c’è una coda virtuale di oltre 40-50 persone».
La Annichiarico e gli altri compagni di battaglia citano, a riprova della denuncia, quello che è accaduto giorni fa a un collaboratore. «È arrivato alle 5 raccontano Ha rintracciato i 2 (!!) soggetti deputati a gestire la fila. Dormivano in un’auto.
 Ha bussato al finestrino e, nonostante nessuno fosse presente in loco, gli è stato assegnato il numero 32.
Al mattino i cancellieri che distribuiscono i “numeretti” per l’accesso ne hanno dati 30. Cosicché il collaboratore è tornato a mani vuote». «È inammissibile concludono i tre legali che un pubblico ufficio si rifiuti di evadere le richieste di quanti sono presenti per prima dell’apertura. È intollerabile che i servizi in questione sfuggano al controllo degli uffici finendo nelle mani si agenzie e sentinelle notturne. È tempo di farla finita».
Luca Lippera
   

Fonte: Il

Messaggero

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