28.11.07.- I giudici di pace si asterranno dalle udienze dal 10 al 14 dicembre per protestare contro la riforma della magistratura onoraria messa a punto dal ministro della Giustizia Clementa Mastella

I giudici di pace si asterranno dalle udienze dal 10 al 14 dicembre per protestare contro la riforma della magistratura onoraria messa a punto dal ministro della Giustizia Clementa Mastella. 
 È una «controriforma – affermano Angdp e Unagipa, le due associazioni di categoria – che vanifica 12 anni di lavoro e rende incerta ogni prospettiva, soprattutto per i giovani avvocati, impossibilitati ad esercitare la professione per integrare le attuali insufficienti retribuzioni».
Le associazioni chiedono quindi un incontro urgente con il Guardasigilli. Gli intendimenti del ministro Mastella, si legge nella nota diffusa da Angdp e Unagipa, ancora diversi da quelli manifestati nelle numerose e precedenti riunioni svoltesi dal luglio dello scorso anno, sono inaccettabili in quanto prevedono: 
 
1) la soppressione degli uffici del giudice di pace e l’incorporazione degli attuali Gdp, unitamente a Got e Vpo, in una categoria unica di cosiddetti ”magistrati onorari” al servizio del Tribunale quale ufficio unico di primo grado, e si occuperanno delle competenze dei soppressi uffici del Gdp e degli arretrati del Tribunale;  
2) l’abolizione delle indennità fisse senza comunicazione dei nuovi importi delle indennità variabili (si suppone che il silenzio nasconda il proposito di abbassare gli attuali magri livelli per finanziare i trattamenti più bassi delle altre categorie di Got e Vpo);  
3) il mancato accoglimento delle richieste minime della categoria, quali la tutela previdenziale ed assistenziale obbligatoria per malattia, gravidanza e puerperio, la continuità del rapporto come previsto per i giudici onorari tributari, le garanzie per l’autonomia e indipendenza dei Gdp, una chiara disciplina e la rivalutazione delle indennità;  
4) la definizione della nuova figura giuridica come “onoraria”, in contrasto con la sua collocazione nell’ufficio giudiziario e con la quantità e qualità del lavoro svolto (con possibilità di applicazioni anche in Corte di Appello), definizione che in realtà mira a nascondere una grave forma di sfruttamento di lavoro precario e in nero.  
Le organizzazioni dei Gdp denunciano il grave vulnus alla professionalità, efficienza ed indipendenza dell’intera funzione giurisdizionale creato dal progetto ministeriale, in violazione degli articoli 25, comma 1, 104, comma 1, 105, 106, comma 1 e 2, 107, commi 1, 2 e 3, 111, comma 2 e 116 della Costituzione. L’Associazione e l’Unione nazionale dei giudici di pace esprimono una totale contrarietà al progetto che non ha tenuto conto neanche delle richieste minime della categoria.
E si appellano, conclude la nota, «al Consiglio dei ministri, al Parlamento, alle Regioni, ai Comuni, alla libera stampa ed ai cittadini tutti, anche associati, affinché, ognuno per la propria parte, intervenga per fermare un progetto che penalizza ingiustificatamente la magistratura di pace, peggiora l’attuale già grave situazione dei Tribunali e delle Corti d’appello, con un accentramento burocratico che renderà ingovernabili i Tribunali e con un aumento insostenibile dei carichi di lavoro delle Corti di appello (competenti per l’appello di tutte le sentenze di primo grado), ostacolando la domanda di giustizia ed aumentando i ricorsi interni ed internazionali per la lentezza ed inefficienza della giustizia (in particolar modo a Strasburgo, ove lo Stato italiano già “vanta” il triste primato del 37 per cento delle complessive condanne della Corte di Strasburgo per violazioni della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo)».
  

Fonte: Diritto e Giustizia

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