18.05.07. – L’ANGDP sceglie la linea dura per protestare contro la direzione degli uffici affidata ai togati

Una settimana al mese di stop finché non verrà modificato  di Francesco Cersosimo – Presidente Associazione nazionale giudici di pace 

Si mobilitano in tutta Italia i giudici di pace. In adesione a quanto deliberato dal XIII congresso nazionale dell’Angdp, assemblee si sono tenute negli ultimi giorni a Taranto, Castrovillari-Amantea-Reggio Calabria; altre ne sono programmate a Milano (23 p.v.), Napoli Bologna.
È forte la presa di coscienza e la volontà di contrastare il disegno di legge ministeriale sul nuovo status del giudice di pace.
È opinione diffusa che il riordino degli uffici venga utilizzato come cavallo di Troia per modificare l’originalità della figura del gdp ed equipararla ai giudici onorari di tribunale. Infatti, se è auspicabile un migliore utilizzo delle risorse negli uffici, sui giudicanti che amministrative, sulla scia di quanto avvenuto per i tribunal, non è accettabile che a capo dell’ufficio circondariale sia posto un magistrato di carriera part time con l’esclusivo compito di dirigere, controllare e proporre per sanzioni disciplinari i giudici di pace.
Per carità ,auspichiamo da sempre maggiori poteri per i coordinatori, magari una migliore scelta non basata esclusivamente sull’anzianità,una temporaneità nel ruolo, ma da questo a passare a un sistema ibrido (dove c’è uno esterno che comanda e duecento che sono comandati) ce ne corre. La questione è delicata e seria. Mette in gioco l’autonomia e l’indipendenza del giudice. Forse è anticostituzionale. Come può un giudice di tribunale, naturale giudice dell’appello, essere nel contempo a capo di un ufficio che emette le sentenze di primo grado? Non è chi non veda l’assurdità anche pratica di tale meccanismo: si distrae un notevole numero di magistrati (tanti quanti sono i tribunali) dalle attività giudicanti per applicarli a funzioni di controllo dal sapore ispettivo.
Non risulta che il Csm sia stato consultato al riguardo.
 C’è bisogno di questo? Il buon senso dice di no. E allora? Semplice. Non si dice, ma è chiaro. Questi gdp, che in questi anni hanno contribuito con i loro milioni di procedimenti definiti a tenere a galla la barca della giustizia italiana sono indigesti a tanti. Questi giudici devono essere riportati in un alveo ancillare, come i Got e i Vpo. Con riunioni di ufficio ed incontri obbligatori devono uniformare i loro comportamenti. Per carità senza imposizioni, non previste dalla legge, ma semplicemente con un a direzione esterna. Ma veramente non si vuole comprendere il grave vulnus? Abbiamo chiesto e auspichiamo un incontro sul tema con il capo dello stato, quale presidente del Csm e supremo garante dei principi ispiratori della giustizia . 
 Questo aspetto del disegno di legge nel pre consiglio di ministri è passato inosservato. Si è chiesta una pausa di riflessione sulla continuità dell’incarico, originariamente prevista con rinnovi quadriennali, previa verifica di professionalità sino al compimento dei settantacinque anni, per come è già avvenuto per i giudici tributari.  
La continuità attualmente è disciplinata dalla legge n. 168/2005. Se la matematica non è un’opinione il gdp dura in carica dodici anni. Ed è quanto avvenuto per i gdp di più vecchia nomina, rinnovati nell’anno 2006 .
Tale legge ha convertito il dl 30/6/2005 n.115, che prevedeva una proroga i due anni per igdp in servizio. Il parlamento all’unanimità ha introdotto un terzo mandato di quattro ani per tutti. A fronte delle obiezioni in consiglio dei ministri il ministro di giustizia si inventa un giudice stop and go al trascorrere di anni otto, anzichè anni dodici per com’è attualmente previsto dalla legge in vigore. Dopo otto anni prevede per i gdp che abbiano superato tutto il percorso ad ostacoli, rappresentato dalla continue e giornaliere valutazioni, un fermo di almeno quattro mesi (senza stipendio) e il trasferimento, in caso di nuova nomina, ad altro circondario. Dal che da giudice stop and go, il malcapitato diventa un giudice globe trotter, cui deve far fronte con il lauto stipendio che un lavoro a cottimo garantisce.
Insomma, il rimedio proposto dal ministero della giustizia è peggiore del male. E questo il disegno di legge che è all’attenzione del consiglio dei ministri, senza che alcuna riflessione di gdp sia stata accolta. E sul quale le associazioni sindacali hanno aperto la procedura di sciopero, cui ha fatto seguito un incontro per il raffreddamento il 24 aprile u.s alla presenza del sottosegretario Scotti e degli alti dirigenti del ministero.
Dall’incontro nessuno ha tratto conclusioni positive e la macchina dell’astensione ha continuato a girare.
Nel frattempo L’Angdp ha incontrato i responsabili giustizia dei Ds e Margherita (sen. Brutti e on. Tenaglia) e si ripromette nei prossimi giorni di incontrare tutti gli altri di maggioranza e di minoranza.
 Sabato 12 u.s. ho partecipato all’assemblea dell’Unione, cui sono stato invitato, e ringrazio per l’invito per l’accoglienza riservata a me e ai colleghi Ferrini e Summa, rispettivamente segretario della giunta esecutiva e presidente distrettuale della Campania. Ho appreso di una lettera di augurio per i lavori del ministro Mastella nella quale si dice ´ho inoltrato alla presidenza del Consiglio uno schema di disegno di legge che tiene distinta la situazione di gdp dalla più ampia e spinosa tematica dell’intera magistratura non di carriera e che quanto meno accoglie alcune delle vostre richieste secondo una prospettiva in progress migliorabile in futuro, forse attraverso lo stesso esame parlamentare’. 
L’assemblea, pur essendosi dichiarata all’unanimità per una astensione, sembra che nei vertici abbia recepito il messaggio ministeriale e l’Ansa il 12/5/2007 alle ore 17,42 riferiva ´I giudici di pace che aderiscono all’Unione nazionale congelano l’idea dello sciopero in attesa di valutare come si tradurrà in pratica l’impegno assicurato dal ministro Mastella a prender in considerazione le ragioni della categoria’.  
Premesso che l’Angdp non ha un proprio codice di regolamentazione dello sciopero, in quanto nel 2000 venne presentato solo dall’Unione e in seguito non ve n’è stato bisogno, avendo le due associazioni costituito la Federazione, occorre che vi sia il massimo di unità possibile, affinché le decisioni siano condivise da tutti.
Appare singolare infatti il comunicato dato all’Ansa, senza una preventiva concordanza tra le associazioni. Noi siamo convinti che allo stato nulla potrà cambiare senza il coinvolgimento politico del parlamento e delle forza sindacali e sociali della nazione, cui i gdp dovranno rivolgersi per spiegare le loro ragioni, senza differimenti. Per fare questo occorre proclamare una astensione dalle udienza per una settimana al mese, sino a quando non si avranno concrete disponibilità a tenere nel giusto conto le aspettative di magistrati di pace.
In tale ottica ben venga l’assemblea unitaria di Milano del 23 prossimo. 
 

Fonte: Italia Oggi 

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