25.05.2010. – De Tilla: «Media conciliazione, una legge contro gli avvocati» – Il dibattito: “siamo pronti a protestare –
«È una legge contro gli avvocati»: con questo slogan da Napoli si è alza la protesta contro il decreto legislativo dello scorso marzo che ha introdotto nel procedimento civile la “media-conciliazione”. Ne è stato portavoce Maurizio de Tilla, presidente dell’ Oua (Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiano), nel convegno dibattito tenuto all’Excelsior. Presenti, oltre al presidente dell’Ordine partenopeo Francesco Caia, i presidenti di molti ordini della Campania, le massime autorità degli organismi forensi e un pubblico numeroso, interessato e attento. Nell’incipit dell’ intervento di de Tilla la posizione ferma ed intransigente dell’avvocatura. «L’Oua – ha detto il presidente – raccogliendo le denunce di illegittimità presentate da centoquaranta Ordini professionali su centosessantasette, ha segnalato al ministro Alfano cinque punti che vanno rivisti e emendati assolutamente perché “l’istituto” possa avere il consenso degli avvocati. Innanzitutto deve essere stabilito che è necessaria la presenza dell’avvocato nella procedura di mediazione e conciliazione.
Non esiste, infatti, previsione contraria né nella direttiva europea né nella legge delega per cui nell’escluderla c’è stata un palese illegittimo “eccesso di delega”. Deve essere, poi, abolito l’obbligo che l’avvocato informi il cliente, pena l’annullabilità del mandato. Questa prescrizione, inesistente negli ordinamenti europei, è, forse, ancora più grave della legge Bersani e tende solo ad incrinare il rapporto di fiducia avvocato-cliente, circostanza che nella realtà napoletana, in particolar modo, avrà effetti devastanti. Ancora – ha continuato de Tilla -, è illegittimo che quasi tutte le controversie civili debbano seguire obbligatoriamente il tentativo di conciliazione. Nella legge delega, infatti, non era prevista questa obbligatorietà. Non esiste, poi, nel decreto – ha detto ancora il professionista – una norma che stabilisce la competenza territoriale. Andremo, quindi, nelle città ove hanno le sedi le compagnie di assicurazione a fare le cause in materia infortunistica stradale. Infine – ha detto ancora de Tilla – la cosa più grave è che non si conosce chi dovrà fare il conciliatore. La proposta che viene avanzata è che questa è “l’occasione di lavoro” per risolvere in parte la disoccupazione intellettuale che c’è nelle professioni. Se sarà così prevedo tristemente che i peggiori faranno i conciliatori e poi emetteranno anche le sentenze». Fonte:oua.it |