14.12.07. – Resta la class action: entra in vigore solo da giugno 2008
L’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, incastonata nel codice del consumo e modellata sul diritto costituzionale del singolo cittadino di agire in giudizio a difesa dei propri diritti, resta dentro la Finanziaria: diventerà efficace nel giugno 2008,0 più precisamente decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio. Nessuno stralcio dell’ultim’ora, dunque. Il maxiemendamento presentato ieri dal Governo, che stravolge il testo licenziato dal Senato, ripropone integralmente la versione della class action all’italiana nell’emendamento del relatore alla Finanziaria: la norma tuttavia potrebbe essere oggetto di ulteriori correzioni, limature e miglioramenti proprio perché la fase di collaudo e messa a punto durerà un intero semestre. L’impianto dell’azione collettiva risarcitoria, così come lo ha definito il Governo riscrivendo in buona misura il testo dei senatori Manzione-Bordon, si regge su quattro pilastri: 1) i soggetti legittimati ad agire non sono solo le 16 associazioni dei consumatori Cncu nella lista del ministero dello Sviluppo ma sono tutte le associazioni e i comitati (ma non singoli cittadini) in grado di rappresentare in Tribunale interessi collettivi; 2) la classe si definisce e si delimita sul nascere con il sistema dell’opt-in: i soggetti interessati devono comunicare la propria adesione all’azione collettiva (il sistema americano opt-out che considera automaticamente tutti dentro a esclusione di chi si chiama fuori è stato scartato); 3 ) il giudice agisce da “superfiltro” perché valuta la titolarità dei soggetti che presentano la domanda e l’ammissibilità della domanda stessa: respinge class action infondate, trainate da conflitti d’interessi e non rappresentative di veri interessi collettivi; 4) per evitare di affollare Tribunali con azioni risarcitorie dei singoli post-class action (modello Manzione-Bordon), la norma prevede ora due soluzioni stragiudiziali tramite accordo diretto tra impresa e consumatore-utente oppure in camera di conciliazione. Il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà ha rilanciato ieri l’idea di un filtro aggiuntivo esercitato dalla sua Authority. Le azioni ricattatorie «si possono evitare con i giusti filtri. L’Antitrust potrebbe essere un buon filtro per alcune questioni, come ad esempio le pratiche abusive», ha detto Catricalà. Il ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani, invece, nei giorni scorsi aveva ribadito che i processi amministrativi e giudiziari vanno tenuti ben distinti nella class action. Il Parlamento ha tentato invano, negli ultimi dieci anni, di varare una legge che riuscisse a migliorare le tutele di consumatori e utenti dotando il cittadino di uno strumento di difesa in più e al tempo stesso di un forte deterrente contro abusi e illeciti contrattuali ed extracontrattuali, pratiche scorrette, comportamenti anticoncorrenziali. Quel che non è stato possibile in un decennio di dibattiti parlamentari è stato realizzato in maniera rocambolesca in Finanziaria in poco più di un mese: Roberto Manzione e Willer Bordon (Unione democratica-ex ulivo) hanno presentato a sorpresa a Palazzo Madama la class action e dopo ritocchi sostanziali il 15 novembre hanno ottenuto il disco verde del Senato. Il testo è stato nuovamente modificato alla Camera in due tappe: dal Governo e dal relatore Michele Ventura. La norma resta perfettibile. La class action è nata negli Usa per consentire a tutti, anche a chi non dispone dimezzi finanziari adeguati e a chi subisce danni di dimensioni ridotte, di rivalersi per vie legali contro le imprese che ledono diritti collettivi. Questo stesso principio ha ispirato l’introduzione dell’azione collettiva risarcitoria in Italia: ora resta da vedere se le imprese italiane saranno adeguatamente tutelate contro gli abusi della class action. Isabella Bufacchi Fonte: Il Sole 24 Ore |