11.03.08. – Gli autoriparatori Cna: le liberalizzazioni sulle compagnie non funzionano – Il risarcimento diretto non porta i risultati attesi –

Il risarcimento diretto funziona sulla riduzione dei costi dei sinistri, ma le polizze assicurative non diminuiscono. A denunciarlo sono gli autoriparatori della Cna a un anno dalla sua entrata in vigore. Secondo i dati Isvap, infatti, sono 2,1 milioni le denunce fatte con il sistema del risarcimento diretto; 1,7 milioni i sinistri liquidati (l’81%); il 66% dei sinistri denunciati con la doppia firma sul Cai; ed è netta la diminuzione del contenzioso legale.
Il costo medio dei sinistri, inoltre, è diminuito del 10% (da 4.064 a 3.647 euro in media), associato a un aumento della velocità di liquidazione dei sinistri: insomma il sistema marcia secondo la direzione voluta dal ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani e dalle associazioni dei consumatori, eppure non solo non si parla di riduzione ma addirittura di aumenti delle tariffe rc auto e moto.
A nulla, dunque, dicono gli autoriparatori, è servita la convocazione dell’Ania, l’associazione delle compagnie assicurative, da parte di Mister prezzi il 6 marzo scorso: le assicurazioni non si spostano di un millimetro dalla loro posizione dominante sul mercato della rc auto. «Quanto può e deve durare la pazienza dei cittadini di fronte a questo atteggiamento prevaricatore delle assicurazioni?», si chiede Mario Turco, responsabile Cna servizi alla comunità autoriparazione. «Stiamo seguendo con attenzione quanto è stato messo in moto da un giudice di pace di Cagliari», aggiunge, «il quale ha stabilito in una recentissima ordinanza che escludere le spese per l’assistenza legale nella procedura del risarcimento diretto è in contrasto con i diritti riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale, e ha rimesso gli atti alla Consulta per illegittimità costituzionale dell’articolo 9 del regolamento di attuazione del risarcimento diretto (dpr 254/2006)».
Il giudice, a quanto pare, ravvisa tre distinti profili di illegittimità della norma in questione. Ne sottolineiamo due: il principio di uguaglianza (il consumatore, nella prospettiva di evitare fastidiosi costi di un contenzioso legale, è costretto a sottostare alle condizioni e all’offerta della propria compagnia di assicurazione ); il diritto alla difesa (il consumatore viene a trovarsi in balia della propria assicurazione in un contesto ostico e altamente specialistico come quello dell’infortunistica stradale). C’è poi l’eccesso di delega. «Su un altro punto siamo stati facili profeti», aggiunge Turco, «la suddivisione del forfait originariamente unico in due forfait, uno per il danno alle cose e uno per il danno fisico. Il forfait per il danno alle cose (a sua volta suddiviso in tre gruppi geografici) è diminuito rispetto all’anno scorso (mediamente di 600 euro) e questo ci preoccupa non poco perché non vorremmo che questa diminuzione tendesse ad abbassare il costo della riparazione riconosciuto dalle assicurazioni alle imprese dell’autoriparazione. Non vorremmo che in questa situazione ci chiedessero di abbassare ancora di più le tariffe orarie, che oltretutto in molti casi nemmeno riconoscono, puntando molto sui rapporti di forza a loro vantaggio», continua. Sulla questione tariffe, secondo la Cna, le imprese dell’autoriparazione sono a credito con le compagnie e pertanto non esistono margini di trattativa al ribasso, «anzi, chiediamo ad alta voce di invertire la tendenza», chiarisce Turco.
Cna autoriparazione, che rappresenta e tutela le imprese dell’autoriparazione distribuite su tutto il territorio nazionale, esprime dunque una posizione chiara: il cittadino/automobilista è il soggetto che va messo al centro del sistema, tutelando i suoi interessi e la qualità dei servizi di autoriparazione offerti. In quest’ottica l’associazione difende due principi che il risarcimento diretto, ma più precisamente il risarcimento in forma specifica, mette in discussione. «Il primo è quello di voler mantenere i rapporti diretti con i clienti delle nostre imprese, ovvero tutelare la loro libera scelta nello scegliere la carrozzerie da loro direttamente conosciute e di propria fiducia», chiarisce Turco. «Il secondo è quello di voler svolgere in piena autonomia il nostro mestiere di essere imprese», continua, «vale a dire che le imprese devono essere protagoniste nella determinazione dei tempi e delle tariffe di riparazione.
Per la loro determinazione si applicano metodologie scientifiche, originariamente condivise da tutti gli attori del mercato, ivi comprese le assicurazioni. Fatti salvi questi due principi, siamo pronti e disponibili a intraprendere un percorso virtuoso che coinvolge tutti i soggetti del sistema».
Ma non basta. «Noi pensiamo che un conflitto permanente su questa delicata materia che interessa l’economia di milioni di cittadini produca solo danni per tutti i soggetti coinvolti», insiste. È necessario e auspicabile, secondo la Cna, individuare un equilibrio degli interessi reciproci, il tutto a vantaggio dei cittadini/automobilisti. La proposta dell’associazione è perciò quella di elaborare e condividere un codice comportamentale per regolare i rapporti tra le compagnie di assicurazioni, le organizzazioni di rappresentanza delle imprese dell’autoriparazione, le organizzazioni dei periti e le organizzazioni dei consumatori. «Il nostro obiettivo resta quello di stabilire comportamenti reciproci da codificare e attuare su tutto il territorio nazionale», conclude Turco.
Agnese Tommasi
 
Fonte: Italia Oggi  

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