08.04.2010. – L’azione penale – via al piano giustizia – carriere separate e il Csm si sdoppia – Alfano e Ghedini dal premier con la bozza.
ROMA – Di buon mattino ad Arcore — nelle ore in cui il ministro Roberto Calderoli saliva al Quirinale con il pacchetto delle riforme immaginate dalla Lega — , il presidente del Consiglio ha ricevuto a villa San Martino il Guardasigilli Angelino Alfano e il suo avvocato-consigliere giuridico Niccolò Ghedini per esaminare le bozze di riforma della giustizia che nelle intenzioni dovrebbe rivoluzionare l’attuale assetto della magistratura. E stavolta il piatto è davvero indigesto per le toghe, nonostante le rassicurazioni fatte in serata da Silvio Berlusconi in conferenza stampa: «Tranquilli, non c’è nessuna possibilità» che il pm sia ricondotto sotto l’esecutivo. Si parte con due Csm, sul modello francese: uno per i giudici, presieduto dal capo dello Stato, i quali godrebbero ancora di piena indipendenza e autonomia perché «soggetti solo alla legge». Invece, il secondo Csm, quello per i pubblici ministeri ribattezzati «avvocati dell’accusa», sarebbe presieduto dal procuratore generale della Cassazione oppure, se si adotterà in pieno il modello francese, dal ministro della Giustizia in persona che porterebbe nell’organo di autogoverno degli «ex pm» il «punto di vista», per così dire, del governo. Se a questo si unisce l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, va da sé che i reati da perseguire verranno stabiliti per legge e non dai singoli procuratori. Cambia poi la composizione dei due Csm (oggi i «togati» sono i due terzi) a favore dei «laici» di nomina parlamentare. Mentre le sezioni disciplinari (ribattezzate «corti di disciplina») sarebbero quanto meno «isolate» dal plenum. In questo modo, introducendo concorsi diversi per giudici e pm, si realizzerebbe non solo la separazione delle carriere ma anche una modifica del Dna degli attuali pm. Ad Arcore, infatti, si è discusso a lungo di una modifica dell’articolo 107 della Costituzione nella parte in cui stabilisce che «il pm gode delle garanzie stabilite nei suoi riguardi dalle norme sull’ordinamento giudiziario». Ma c’è altro ancora nelle bozze di riforma portate a villa San Martino dal Guardasigilli Angelino Alfano e dall’avvocato Niccolò Ghedini che è pure il responsabile della Consulta giustizia del Pdl. Giudici e «avvocati dell’accusa» sarebbero messi sullo stesso piano ma solo nella misura in cui sono egualmente responsabili per gli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni. E sempre sul modello francese, spetterebbe al Guardasigilli il ruolo di «dominus» nella scuola di formazione della magistratura. Mentre un testo più soft prevede che la plancia di comando della scuola sia condivisa dal ministro e dai due Csm. Tuttavia, prima ancora delle riforme costituzionali, il Pdl e la Lega si devono confrontare sul campo delle leggi ordinarie. Oggi alla Camera, la commissione Giustizia presieduta da Giulia Bongiorno discute il ddl Alfano sulla messa alla prova di tre anni — il decreto svuota carceri varato dal governo — sul quale il deputato Nicola Molteni ha già annunciato i distinguo della Lega. D.Mart. Fonte: corriere.it |