La giustizia in mano agli avvocati
La giustizia civile nelle mani degli avvocati. Il governo Renzi, dopo anni di sterili tentativi, ha deciso di imboccare in modo deciso l’unica strada che può portare in tempi relativamente brevi a una vera riduzione dei tempi del processo civile. Tre i punti qualificanti del decreto legge varato dal Consiglio dei ministri del 29 agosto: l’affidamento alla classe forense della responsabilità della gestione diretta di gran parte del contenzioso; sanzioni pesanti per togliere convenienza alle liti temerarie e a quelle che hanno lo scopo principale di allungare i tempi dei pagamenti; un meccanismo efficiente di riscossione dei crediti.
Il primo punto ricalca quanto già sperimentato in Francia dal 2011 e quanto richiesto a gran voce dal Consiglio nazionale forense da molto tempo anche in Italia. Renzi punta in sostanza a un’alleanza con gli avvocati e gli mette nelle mani la risoluzione dei contenziosi futuri.
Per le cause pendenti, le parti possono decidere di trasferirle a un arbitrato: in questo caso la risoluzione della controversia sarà affidata ad avvocati nominati dal consiglio dell’ordine locale.
Cambia anche il meccanismo di conciliazione, che sarà imperniato sul ruolo dei legali, eliminando del tutto, per alcune materie, gli organismi di conciliazione.
Altri punti qualificanti della riforma sono le norme contro le liti temerarie. In primo luogo viene modificato il regime di compensazione delle spese: si toglie discrezionalità al giudice, che finiva nella maggior parte dei casi per compensare le spese, e s’introduce con forza il principio che chi perde paga anche le spese della controparte. Altro disincentivo la norma sul tasso di interessi, che viene sganciato dall’interesse legale e legato al ben più alto valore dell’interesse di mora nelle transazioni commerciali. Il tasso legale ora è dell’1%. Il tasso di mora dell’8,15%. In questo modo il contenzioso dovrebbe finire di essere un modo per allungare i tempi dei pagamenti.
Un accorciamento dei tempi del contenzioso può essere garantito dalla possibilità per il giudice di trasformare d’ufficio il rito ordinario in rito sommario, molto più stringato e veloce: basti pensare che la durata media del processo nel primo caso è intorno ai 5 anni, nel secondo meno di un anno.
Non meno importante la riforma delle esecuzioni: oggi il creditore ha molte difficoltà ad avere notizie certe sulle proprietà o i redditi del debitore e questo spesso rende impossibile la riscossione del credito. Da domani l’ufficiale giudiziario potrà fare uso dell’anagrafe tributaria, la più completa banca dati sui cittadini italiani, e questo semplificherà di molto le procedure di riscossione.
Funzionerà? Non c’è dubbio che, forse per la prima volta, si introducono con forza strumenti obiettivamene interessanti che puntano sulla classe dei professionisti per superare le lentezze della pubblica amministrazione. A questo punto gli avvocati non hanno più alibi, perché ora la giustizia civile è nelle loro mani. Anche gli ostacoli, di natura tenica o politica, che hanno finora bloccato le procedure di soluzione alternativa delle liti dovrebbero essere superati.
Di Marino Longoni
Fonte: Italiaoggi