Giustizia, Alfano presenta la riforma – «Recepite le considerazioni del Colle» – il Ministro due ore al Quirinale: «È andata bene» – no del PD: «quel testo e’ inaccettabile, copre leggi ad person

MILANO -09.03.2011. – Il Guardasigilli Angelino Alfano è salito al Quirinale per illustrare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il testo della riforma costituzionale della giustizia, che giovedì sarà esaminata da un Consiglio dei Ministri straordinario. Il colloquio è durato un paio d’ore. «Ho illustrato il disegno di legge di riforma della Costituzione in materia di giustizia. Il presidente Napolitano ha ascoltato, ha preso atto ed ha svolto considerazioni di carattere generale che io ho ascoltato e recepito con la dovuta attenzione». Alfano, sintetizza così con i cronisti l’incontro con il capo dello Stato. «Si tratta di considerazioni di ordine generale – aggiunge Alfano – sono soddisfatto dell’incontro». «Modifiche al testo?», gli chiedono i cronisti. «Quale testo? – risponde il Guardasigilli – il testo lo presentiamo domani». «Le indiscrezioni hanno rango di indiscrezioni, i testi quello di testi», conclude Alfano. Poi il Guardasigilli è andato a illustrare la bozza di riforma anche alla terza gamba della maggioranza, «I Responsabili», finora un po’ a margine del procedimento dell’elaborazione del provvedimento. Secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti il ministro avrebbe sottolineato la volontà della maggioranza di sensibilizzare e informare l’opinione pubblica, anche in considerazione del fatto che, trattandosi di legge costituzionale, c’è un referendum in vista. 
LE NOVITA’ – Oltre a quanto trapelato già nei giorni scorsi, ci sarebbero delle novità dell’ultim’ora. Nel nuovo testo si direbbe che i «I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato». Questo significa che le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino che potrà citare direttamente loro in giudizio e non lo Stato come è ora. Nella bozza, si prevede anche, come aggiunta all’articolo 113 della Costituzione (diventerà se approvato il 113 bis), che «nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati» la quale «si estende allo Stato».Altra novità: i Csm diventano due. Uno per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. Cade dunque l’ipotesi che a capo del Csm dei magistrati inquirenti vada il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del Csm. Parte quest’ultima eliminata nelle ultime ore. Per quanto riguarda poi l’obbligatorietà dell’azione penale nel nuovo testo si direbbe che «L’ufficio del Pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge». Se ad oggi l’articolo 112 della Costituzione prevede che «Il Pm ha l’obbligo di esercitare l’azione penale», nella penultima bozza la formulazione era «secondo le modalità stabilite dalla legge». Ora, invece, la versione sottoposta al Quirinale parla di «criteri». Comunque un’azione penale limitata rispetto a quella che oggi può esercitare il Pm.  
BERSANI – Al Pd però la riforma non piace è pronto a dare battaglia. «Le anticipazioni sulla riforma della giustizia contengono elementi inaccettabili. C’è un elemento di manovra per dare copertura sul piano politico generale e costituzionale al bricolage domestico dell’aggiustamento delle leggi ad personam, e continuare a non parlare dei problemi seri della giustizia». Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani valuta le anticipazioni sulla riforma della giustizia che domani sarà approvata in consiglio dei ministri. «Vedremo le carte – afferma Bersani – ma le premesse non sono buone. È un treno senza stazione». «Avremo mesi in cui si continuerà a parlare di giustizia – ha detto ancora Bersani – senza concludere nulla e questo, viste le intenzioni, potrebbe anche essere positivo, ma senza riuscire a occuparsi dei problemi veri del Paese. Noi le nostre proposte per migliorare il servizio-giustizia le abbiamo presentate ed è su questo che non si sta lavorando». «O si fanno leggi ad-personam -ha osservato il segretario del Pd, riferendosi alla politica del governo in materia di giustizia- o si prospettano riforme costituzionali negative, che non approderanno a nulla. Non ci si preoccupa mai del funzionamento della giustizia per i cittadini, la giustizia è la cosa di cui si è parlato di più da quando c’è Berlusconi, ma in cui si è fatto di meno per modernizzare il servizio». «Questo è abbastanza agghiacciante, perchè vuol dire che questo tema serve a Berlusconi per proteggersi o fare dei diversivi e un tema preso in ostaggio dal presidente del Consiglio. Si parli di giustizia ma per favore il governo pensi anche a mettere mano ai temi economico-sociali. È allucinante che siamo l’unico Paese occidentale a non concentrarsi su fenomeni di gravità enorme -ha concluso Bersani- come occupazione, controllo dell’inflazione e del debito».
SPATARO – Da segnalare l’opinione sul nuovo testo del procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, protagonistas in questi giorni di una polemica proprio sulla riforma della giustizia: «Ciò che sta accadendo in questi giorni, quello che si legge sui giornali, sembra essere incompatibile con la Costituzione». Secondo il magistrato milanese, sembra esserci «un modello di magistrato che risponde agli interessi della politica, ma la Costituzione dice altro. L’obbligatorietà dell’azione penale è garanzia di uguaglianza tra i cittadini e di indipendenza della magistratura. A chi mi chiede quale sia più pericoloso tra gli elementi emersi dico che non si può fare una classifica perchè tutto è pericoloso».


Fonte: corriere.it

 

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