30.06.09. -Giustizia – i giudici di pace lanciano l’SOS – indetti 7 giorni di sciopero: le nuove competenze attribuite nel processo civile porteranno gli uffici alla paralisi – Situazione aggravata d

Sotto un carico di lavoro di due milioni e mezzo di cause rischiano di soccombere circa duemila giudici di pace. Che ora proclamano una settimana di sciopero (dal 13 al 18 luglio). Sette giorni di astensione dalle udienze che non faranno bene alla giustizia italiana; sette giorni che rischiano di allungare ulteriormente i tempi di decisione dei processi; sette giorni che rendono arduo l’avvio della riforma della procedura civile fissata per sabato prossimo, luglio.
Ma proprio la riforma costituisce uno degli elementi di insoddisfazione, da cui è derivata la decisione dello sciopero, condivisa dalle due associazioni di categoria (l’Unione nazionale giudici di pace e l’Associazione nazionale giudici di pace), messe alle strette da quella che bollano come un’(assoluta sordità» del ministero della Giustizia. Anzi, dal ministero sono arrivati in questi mesi segnali contraddittori che le associazioni non mancano di sottolineare. Da una parte è ancora del tutto assente un progetto di riforma, malgrado le rassicurazioni fornite quasi un anno fa dal ministro Angelino Alfano e dal sottosegretario Giacomo Caliendo.
Nessuna prospettiva quindi, si lamentano le associazioni, di superare lo “storico” stato di precarietà della categoria, riconoscendo, per esempio, la rinnovabilità dei mandati fino a 75 anni e le tutele previdenziali e retributive previste dalla Costituzione. Alla lista delle rimostranze si aggiungono poi altri aspetti soprattutto di carattere organizzativo : l’assoluta insufficienza del personale amministrativo a disposizione della magistratura onoraria «carente almeno del 50% rispetto alle necessità degli uffici» e la distribuzione irrazionale dei giudici stessi sul territorio, con enormi differenze dei carichi di lavoro da ufficio a ufficio (sino a 500 volte).
Da un’amministrazione della giustizia disattenta a queste richieste è arrivata però anche una – tutto sommato paradossale — apertura di credito, individuando nei giudici di pace una delle carte da giocare per tamponare la crisi della giustizia civile (si veda «Il Sole 24 Ore» del 24 giugno).
La riforma in arrivo affida infatti un più ampio ventaglio di competenze alla magistratura onoraria, attribuendole un maggiore numero di controversie nella materia del risarcimento danni da incidente stradale, in quella dei beni mobili e, infine, nei temi previdenziali (viene infatti assegnata ai giudici di pace la quota delle controversie previdenziali che hanno per oggetto il ritardato pagamento delle prestazioni anche assistenziali). L’innalzamento delle competenze per valore e sulla previdenza avranno l’effetto di portare le controversie scaricate ai magistrati onorari a quota due milioni e mezzo, ingestibile senza nuovi uomini e mezzi.
Le nuove competenze non si limitano però alla sola materia civile, visto che nel disegno di legge sulla sicurezza che la maggioranza punta ad approvare definitivamente entro l’estate ai giudici di pace è attribuita anche la titolarità a decidere sul reato di immigrazione clandestina. Il che, tradotto in termini di aumento delle incombenze, provocherà, ritengono le associazioni di categoria, una completa paralisi degli uffici. Aggravato oltretutto dal fatto che in scadenza nei prossimi mesi ci sono circa 800 dei magistrati onorari, con il crollo dell’organico in servizio effettivo a non più di 2.000 giudici. La conseguenza sarà allora, avvertono i giudici di pace, l’impossibilità, per esempio, di eseguire espulsioni ed esaminare i reati di immigrazione clandestina se il disegno di legge sicurezza non sarà corretto. Con quali ripercussioni sull’ordine pubblico e sulla sicurezza dei cittadini non è difficile, incalzano i magistrati onorari, immaginare.
Giovanni Negri 
 

Fonte: Il Sole 24 Ore
 

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