Centinaia i verbali recapitati a ignari cittadini per fantomatiche infrazioni commesse soprattutto al Sud. Il Vice Prefetto di Roma, Maria Pia De Rosa: «è bene presentare una prova di dove si trovava l’auto il giorno contestato, con dichiarazione autocertificata di almeno un testimone. È bene allegare una denuncia ai Carabinieri, che dichiari il sospetto di clonazione della targa». Fabrizio Cappa, vicecoordinatore dei giudici di Pace di Roma: «nel caso in cui le prove siano decisive, è sufficiente inviarle per raccomandata alla cancelleria del Giudice senza dovere per forza presenziare all’udienza».
MILANO – Ricevere a casa la notifica di un verbale dei vigili non è mai un’esperienza esaltante. Se poi la contravvenzione viene rilevata in una città dove non si è mai messo piede, con un’auto diversa dalla propria, ma recante la stessa targa, si resta quantomeno interdetti. Eppure sono centinaia i verbali recapitati a ignari cittadini, in prevalenza del nord-Italia, per fantomatiche infrazioni commesse a Roma, Napoli, Catanzaro, Catania e altre città, quasi tutte al sud. Dopo qualche anno di stasi (le prime segnalazioni risalgono al 2002), il fenomeno delle targhe clonate sta tornando alla ribalta, costringendo le vittime della truffa a una estenuante trafila per dimostrare la propria innocenza. Alcuni si rivolgono alle associazioni in difesa dei consumatori, i più non sanno come reagire e sfogano la propria rabbia nei forum in Rete. MULTE DA ROMA – Tra i comuni più vessati figura Verona, che dal 2006 si è vista recapitare una pioggia di verbali dalla Polizia locale di Roma, che in particolare contesta l’accesso alle famigerate ZTL (zone a traffico limitato), rilevato tramite telecamere. «Abbiamo riscontrato centinaia di casi – spiega Emanuele Caobelli, presidente della Lega consumatori di Verona – al punto da scrivere, assieme ad Adiconsum, una lettera al sindaco Veltroni affinchè fossero fatti accertamenti. Nessun effetto: solo nell’ultimo trimestre abbiamo avviato altre 50 pratiche». Che sono tante, considerando che si tratta di un unico Comune e che solo una piccola parte delle “vittime” si rivolge alle associazioni. «È un fenomeno inaccettabile – sostiene Paolo Guerriero, giurista del Centro Tutela Consumatori di Bolzano, altra città presa di mira, con circa 600 verbali notificati nell’ultimo triennio –: il cittadino si trova d’improvviso con l’onere di provare la propria innocenza, trovare testimoni, fare ricorso, e poi recarsi nel Comune che ha emesso il verbale per la sentenza del Giudice di Pace. Tutto a proprie spese! Il cittadino deve avere diritto di difendersi senza rimetterci: questa procedura va cambiata». SENTENZA RINVIATA – Paradossale la vicenda di Manuela Mioli, di Miravalle di Molinella, Bologna, che si vista recapitare diverse multe dal Comune di Roma, ed è stata convocata in udienza dal Giudice di Pace della Capitale per l’8 maggio. Sennonché «alle 10 puntuale mi presento alla porta del giudice e cosa mi trovo? Un foglio scritto con pennarello rosso che dice: Le udienze odierne sono spostate al 17 luglio. Cartello che hanno appeso la mattina stessa… Non vi sembra un po’ troppo?». Ma cosa è necessario presentare per vincere il ricorso? «Non si ha in nessun caso la certezza del ricorso – afferma il Vice Prefetto di Roma, Maria Pia De Rosa -, tuttavia è bene presentare una prova di dove si trovava l’auto il giorno contestato, con dichiarazione autocertificata di almeno un testimone. È bene allegare una denuncia ai Carabinieri, che dichiari il sospetto di clonazione della targa». Per il Fabrizio Cappa, vicecoordinatore dei giudici di Pace di Roma «nel caso in cui le prove siano decisive, è sufficiente inviarle per raccomandata alla cancelleria del Giudice senza dovere per forza presenziare all’udienza».
Fonte: www.corrieredellasera.it
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