23.07.08 – Censis: potenziare i localismi per rilanciare l’efficienza del sistema giustizia

Censis: potenziare i localismi per rilanciare l’efficienza del sistema giustizia

Bisogna potenziare i «localismi» per rilanciare l’efficienza del sistema. C’è un rapporto diretto, spiega l’istituto di ricerca, fra la velocità dell’economia e quella delle aule dei tribunali e i loro ritmi non possono essere sganciati, senza causare squilibri per il sistema.

Paese che vai, giustizia che trovi. È il territorio, con le sue caratteristiche socioeconomiche, che influenza direttamente il sistema giustizia e da qui si deve ripartire per superare la crisi che stanno vivendo i tribunali italiani. Bisogna potenziare i «localismi», come li chiama il rapporto del Censis «Giustizia e territorio» (promosso da Consiglio nazionale forense, Fondazione avvocatura italiana e Associazione italiana giovani avvocati), per rilanciare l’efficienza del sistema. C’è un rapporto diretto, spiega l’istituto di ricerca, fra la velocità dell’economia e quella delle aule dei tribunali e i loro ritmi non possono essere sganciati, senza causare squilibri per il sistema. Con il rischio ulteriore, aggiunge il Censis, di «aprire spazi fertili per la nascita di forme di illecito nuove o più organizzate».

Magistrati sotto organico.
Il rapporto del Censis mette anche in luce i numeri dei tribunali, dove si registrano 9.073 giudici in servizio, con una carenza di organico pari all’11,8%. A questi si aggiungono i circa 8.351 giudici onorari, che nonostante la consistenza quantitativa non bastano a snellire il lavoro dei tribunali. Sottodimensionato anche il personale di supporto: manca all’appello il 6,5% di loro, in attesa del distacco da altre amministrazioni. Il Censis, però, sottolinea anche un netto squilibrio a livello locale, dove alcuni tribunali sono in sopranumero di personale e altri registrano fino al 20% di carenza di personale. A questo si aggiungono un elevato tasso di assenteismo, la concentrazione dell’orario di lavoro, l’inesistenza di modalità di controllo sulla produttività degli uffici. Poi c’è il capitolo tecnologia e infrastrutture: un altro tasto dolente per gli uffici giudiziari. L’inadeguatezza è la costante. Il trasferimento online delle pratiche è solo un virtuoso esperimento di pochi tribunali.


Avvocati specializzati.
La nuova frontiera delle professioni legali, secondo il Censis, supportato dall’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), è la specializzazione degli avvocati in settori ben definiti. Il contrario del sistema attuale, in cui regnano le competenze multidisciplinari, per il semplice motivo che i legali, specialmente quelli più giovani, cercano di immettersi sul mercato in diversi ambiti per attrarre più clienti. Un mercato in cui il giovane avvocato viene chiamato per lo più a dirimere le cosiddette “cause seriali”, i piccoli problemi dei singoli individui. La domanda qualificata, invece, si rivolge quasi esclusivamente verso gli studi professionali complessi.

Risposte al problema. Dal mondo della politica arrivano una serie di risposte alla crisi della giustizia e agli squilibri territoriali evidenziati dal rapporto del Censis. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, chiede «tempi certi» e promette: «La nostra riforma della giustizia avrà come punto cardine l’accelerazione dei processi». Il presidente del Senato, Renato Schifani, annuncia un’indagine sull’efficienza delle spese del sistema giudiziario e presenta la sua ricetta: «Rafforzamento delle sedi giudiziarie più carenti di personale, razionalizzazione dell’assegnazione delle cause e la creazione di un ufficio per il processo in grado di esaminare i flussi di lavoro degli uffici e i tempi di esaurimento dei singoli procedimenti».

Fonte: Il Sole 24 Ore.it

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