14.12.09. – Giustizia – la gestione delle risorse – mezzo miliardo per cancellare l’arretrato civile -si scava tra i crediti delle spese processuali per dare il via al piano di smaltimento. –

Lun. 14 – Una dote da mezzo miliardo per abbattere l’arretrato della giustizia civile. Da rosicchiare non dalle serratissime tasche del ministero dell’Economia, ma dai crediti sulle spese di giustizia relative ai procedimenti passati ingiudicato fino al 31 dicembre 2007. Il ministero della Giustizia sceglie la strada dell’autarchia per lanciare il piano straordinario di smaltimento dei processi civili, il cui arretrato viaggia ormai sulla quota dei cinque milioni.
Una nuova stagione di sezioni stralcio come fu quella aperta alla fine
del 1998 e che oltre dieci anni dopo —si veda l’intervento in basso – non si è ancora chiusa definitivamente?
Chissà. Al ministero restano abbottonati. L’unica certezza è che la Finanziaria 2010 ha deciso di mettere le mani sulla voragine degli oltre tre miliardi di crediti maturati, soprattutto tra le spese della giustizia penale (il rapporto con il settore civile è praticamente di dieci a uno),tra il 2004e il 2007.
Attualmente il tasso medio di recupero annuo oscilla tra l’8 e il 9 per cento del “tesorone” complessivo. A bocce ferme, e cioè senza interventi straordinari, a disposizione per il 2010 dovrebbe dunque esserci una cifra di poco inferiore ai 300 milioni di euro (circa 287).
Per arrivare al mezzo miliardo è quindi necessario fare qualcosa di più. La Finanziaria allora assegna a Via Arenula, di concerto con il ministero dell’Economia, il compito di stipulare rapidamente — entro 120 giorni precisano le norme, dunque entro la fine di aprile 2010 – una o più convenzioni per la gestione di questi crediti. Uno sforzo di razionalizzazione che dovrebbe far lievitare quell’8-9 per cento di somme recuperate ogni anno a quota 13,5%, portando la dote a disposizione del piano di rilancio sopra la soglia dei 455 milioni di euro.
La strada individuata è allora quella della gestione dei crediti relativi a)le spese di giustizia conseguenti a provvedimenti passati in giudicato tra 200 4e il 2007. Una media di 842 milioni l’anno per quanto riguarda il penale e di circa 900mila euro per quanto riguarda il civile, per unto- tale di miliardi e400rnila euro sui quali è difficile mettere le mani. Oggi la gestione di questi crediti è affidata agli stessi uffici giudiziari presso i quali sono maturati.
Pertanto l’efficienza del meccanismo di recupero è condizionata dalla necessità che questi uffici assicurino,al contempo,anche le ordinarie incombenze legate all’attività giudiziaria.
Le nuove modalità di gestione dovrebbero invece garantire l’effettivo recupero del credito grazie all’ausilio di soggetti specializzati che svolgeranno il proprio compito con risorse esclusivamente dedicate a questo fine. Come accennato, le reali aspettative su questa operazione sono state calcolate nella misura di un incremento del per cento del tasso annuo medio di riscossione.
Agli oltre 286 milioni di euro recuperabili per le vie ordinarie se ne aggiungeranno così altri 168, per un totale superiore ai 455 milioni di euro. Messe così le cose, al confronto impallidisce il frutto della stangata sul ticket d’accesso alla macchina giudiziaria: l’azzeramento di alcune esenzioni al pagamento del contributo unificato dovrebbe infatti portare nel forziere del ministero della Giustizia come minimo 6 milioni di euro. Gran parte dei quali -52 milioni e mezzo — derivanti dal prelievo sui giudizi di opposizione a sanzioni amministrative. Interessati all’aumento della tassa d’ingresso sono quasi due milioni di procedimenti per il cui avvio non si è mai pagato un centesimo, ma che presto dovranno inchinarsi alle esigenze di cassa della macchina giudiziaria.
Al milione e seicentomila cause, indicate nella grafica a lato, per le quali si è destinati a pagare qualcosa (o qualcosa in più rispetto à oggi), bisogna infatti aggiungere tutti i procedimenti cautelari in corso di causa, quelli in materia di comodato, di occupazione senza titolo e le impugnazioni di delibere condominiali (anch’essi interessati dall’aumento del contributo unificato) la cui quantificazione è praticamente impossibile da stimare.
Andrea Maria Candidi

Fonte: il Sole24Ore

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