05.11.07. – Per i giudici di pace la proposta del governo è inaccettabile

L’intervento di Francesco Cersosimo presidente Associazione nazionale giudici di pace. Su richiesta dell’Associazione nazionale giudici di pace il 17 u.s. abbiamo incontrato la delegazione del ministero di giustizia, guidata dal capo gabinetto Mogini e dal sottosegretario Luigi Scotti.
Era atteso un chiarimento in merito al disegno di legge sul nuovo assetto della magistratura cosiddetta onoraria, che già ci era stato illustrato il 26 settembre u.s. , dopo la manifestazione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica «I gdp incontrano i cittadini», che insieme all’Unagipa abbiamo tenuto a Roma. 
 
A fronte delle aperture ministeriali sulla continuità dell’incarico e sulla previdenza che avevamo apprezzato, ma non condiviso nella formulazione prospettata, vi era da sciogliere il nodo delle udienze obbligatorie in tribunale.
In tale ottica l’Angdp aveva sospeso lo sciopero già indetto e lo aveva differito a novembre, invitando inutilmente anche l’Unione a perseguire su tale strada. Il nostro ragionamento era semplice e lineare: prima verifichiamo fino in fondo le intenzioni ministeriali e poi attuiamo lo sciopero e altre forme di proteste.
Così, d’altra parte, era avvenuto già a giugno, con un’astensione che ha avuto l’adesione del 90% della categoria.
Di questo il ministero ha dovuto tener conto. Il presunto nuovo status del gdp è stato accantonato. Anche in questi giorni la stragrande maggioranza dei magistrati ha seguito le indicazioni dell’Angdp. Ne diamo atto e li ringraziamo per la fiducia. 
 
Resi più forti dal senso di responsabilità sindacale, abbiamo chiesto e ottenuto un nuovo incontro. Diciamolo francamente: non è andato secondo le aspettative.
La delusione è stata massima. Le risposte più puntuali che ci sono pervenute non corrispondono a pieno agli interessi della nostra categoria, ma di altri.
Abbiamo registrato una totale chiusura a fronte delle osservazioni da noi fatte nella precedente riunione. Riassumo per gli interessati a distorcere la linea programmatica dell’Angdp.
 Avevamo chiesto: a) dopo aver apprezzato finalmente l’apertura in ordine alla continuità degli incarichi, che questi si protraessero sino ai 75 anni, come la legge istitutiva prescrive, come è stato determinato per i giudici tributari e come avviene per i magistrati di carriera; b) dopo aver apprezzato che finalmente la previdenza veniva riconosciuta, che si incrementasse il risibile fondo del 2% sul lordo per chi ha già una previdenza, che si pensasse a un intervento diretto per chi non ha previdenza, che si discutesse della nostra proposta previdenziale, che in ultima analisi si riprendesse il testo approntato nella precedente legislatura, fermato poi al ministero. Registriamo una totale chiusura ministeriale: resteranno gli iniqui scalini e oltre il 2% per la previdenza non si andrà. Infine, avevamo chiesto che venisse ritirata la proposta di una terza udienza in tribunale, presentata come un aiuto che i gdp avrebbero dovuto dare allo smaltimento dell’arretrato creatosi in tribunale.  Se così è, dicemmo la strada è spianata in senato ove si sta discutendo della riforma del codice di procedura civile e dove è previsto il modico aumento di competenza per valore. Basta incrementarlo, magari aggiungendo altre per materia.
Occorreva disporre che tutte le cause pendenti in tribunale venissero trasferite immediatamente ai gdp, senza attendere anni, come avvenne per le cause pretoriali, e il gioco è fatto.
 Solo in quest’ottica, per come detto più volte, avevamo differito lo sciopero. Il tempo di riflessione per il ministero non è stato sufficiente perché modificasse anche su questo aspetto quanto aveva già, evidentemente, determinato. Tant’è che mentre eravamo riuniti il 17 u.s. le agenzie di stampa battevano il comunicato che si può trovare nel nostro sito e in quello del ministero.  
La riunione comunque è servita per comprendere meglio la proposta. Essa è totalmente inaccettabile. Quello che non si è riuscito a fare con la modifica dello status si vuole fare in peggio ora.
Il ministero della giustizia non ha tratto alcun insegnamento dall’affossamento del dlg sullo status e cerca di far entrare dalla finestra quello che non è riuscito a far accedere dalla porta.
 Rendere omogenee le figure dei gdp, dei got e vpo, chiamati tutti giudici onorari, comporterà, e ci risiamo, un rapporto ancillare con la magistratura di carriera. In sostanza: ritornare a una magistratura dirigista e piramidale a partire dai giudici di pace.
Troppo indipendenti e autonomi con le loro sentenze rivoluzionarie, nel senso del diritto si intende. E poi questi giudici si contentano di poco (83.000.000 euro : 234 = 24.737 euro lordi annui, pari a 2.061 euro lordi mensili). Ma diamogli l’arretrato civile, come per i goa, ma senza i benefici di quelli, ma sì, «mandiamoli anche a comporre i collegi» … si sentiranno più appagati, più magistrati ma sempre onorari, che non si mettano in mente di aspirare a entrare in servizio, come avvenne per i «togliattini» nel dopoguerra. Sottolineiamo la loro onorarietà. E, dulcis in fundo, che lavorino a cottimo, più lavorano, più guadagneranno. Togliamo loro anche la stratosferica indennità fissa mensile (258 euro). E dire che il cottimo è pressoché scomparso dalla legislazione del lavoro. 
 
Vi è un miraggio ministeriale: le cause civili che si definiscono in cinque anni nei tre gradi di giudizio.
Chiamiamo in soccorso i gdp, diamo loro il miraggio dei mandati rinnovabili (previo stringente controllo e direzione dei tribunali ) e della previdenza; facciamoli lavorare intensamente, più lavorano e più guadagnano, e soprattutto che siano diretti dai magistrati di carriera in tribunale, cui andrebbe peraltro il «merito di acquisire 1,3 milioni di cause definite» nelle statistiche. Ovviamente questo non è stato detto. È una semplice mia illazione. Tant’è: «Viva l’Italia _ l’Italia che lavora». 
 

Fonte:  Italia Oggi

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