02.09.09. – Class Action – nel privato l’obiettivo é il risarcimento per gli illeciti delle imprese –
Cittadino come consumatore o come utente? La sostanza non cambia. Perché dal 1° gennaio 2010 gli italiani potrebbero avere a disposizione due inediti strumenti per fare valere i propri diritti. Dall’anno prossimo dovrebbero infatti entrare in vigore due tipologie di azione collettiva: una nel settore privato per contrastare una nutrita serie di illeciti, l’altra in quello pubblico per “mettere in riga” la pubblica amministrazione e bloccarla su standard di efficienza. Con un possibile effetto tagliola a carico dei concessionari di servizi pubblici, che potrebbero anche essere bersaglio di entrambe, da una parte come erogatori di prestazioni di pubblico interesse e dall’altra come contraenti di un “classico” contratto seriale, tradotto in moduli o formulari uguali per tutte le parti La sommatoria, che peraltro non è esclusa esplicitamente dal decreto legislativo Brunetta, è resa possibile per effetto dei diversi obiettivi che le due azioni (che tra l’altro possono essere proposte anche dal singolo cittadino in grado di aggregare attorno alla sua azione gli interessi di una collettività), puntano a raggiungere. Se infatti nel settore pubblico l’azione collettiva ha come scopo il ripristino dei meccanismi di efficienza nell’erogazione della prestazione, nel settore privato il bersaglio è una somma di denaro a titolo di risarcimento (possibilità invece espressamente negata dal decreto Brunetta). Diversa è anche la tipologia dei diritti che possono essere tutelati attraverso i nuovi strumenti. La class action privata, approvata faticosamente nell’ambito delle misure per il rilancio dello sviluppo, può riguardare illeciti relativi a diritti di una pluralità di consumatori che si trovano in una situazione identica nei confronti di una stessa impresa, compresi quelli relativi ai contratti seriali, i diritti che spettano ai consumatori finali di un determinato prodotto, anche in assenza di un vero e proprio contratto, e i diritti identici che nascono da pratiche commerciali scorrette o da condotte anticoncorrenziali Sotto tiro finiscono così gli illeciti riscontrati nell’ambito dei contratti di conto corrente o nelle polizze assicurative o, caso di evidente possibile sovrapposizione, nella fornitura di pubblici servizi come elettricità, gas o acqua. Potranno essere interessati anche altri contratti, come quelli con le agenzie di viaggio, ma bisognerà sempre che esista l’identità degli interessi che saranno fatti valere in maniera collettiva. Su quest’ultimo punto sarà decisiva così la verifica dell’autorità giudiziaria (mentre l’azione collettiva pubblica finirà in prima battuta davanti ai Tar), come pure sull’altro nodo cruciale della corrispondenza tra interessi collettivi e strumento di tutela La class action privata servirà poi come possibile rimedio contro la merce difettosa, dall’elettrodomestico ad auto e moto, e contro i cartelli tra produttori che impediscono ai consumatori di ottenere forti ribassi sui prezzi di beni di larga diffusione come il latte, o contro le intese tra banche che rendono più complessa la chiusura di un conto corrente. Più incerta, e toccherà probabilmente alla magistratura sciogliere i dubbi, la possibilità di un’azione collettiva sui crack finanziari: a militare in senso contrario all’ammissibilità sembrano essere sia la collocazione delle norme nel Codice del consumo sia la difficoltà di provare l’identità, non solo l’omogeneità, degli interessi di classe. Giovanni Negri Fonte: Il Sole 24 Ore |